mercoledì 11 marzo 2015

OGM: c'é ma non si vede

L'influenza degli Stati Uniti sul Brasile si fa sentire in vari campi, da quello scolastico (con risultati che personalmente definirei discutibili) a tanti altri. Lo dimostrano varie classifiche in cui il Brasile segue a ruota gli Stati Uniti, e ne è un esempio lampante quella delle coltivazioni OGM: anche qui il Brasile ha deciso di adeguarsi al modello nordamericano, attestandosi al secondo posto a livello mondiale. 
Fonte: http://cib.org.br/em-dia-com-a-ciencia/uso-de-transgenicos-reduz-demanda-por-terra/
Il dato è impressionante se si considera che la legalizzazione dell'OGM è avvenuta in Brasile in tempi relativamente recenti, ma bisogna dire che in realtá la soia prodotta dalla Monsanto (per chi non lo sapesse, multinazionale statunitense leader nella produzione di prodotti OGM) pare fosse stata introdotta nelle campagne del Rio Grande do Sul ben prima del riconoscimento giuridico. Il Presidente Lula avrebbe quindi dato veste legale ad una situazione che di fatto si era creata in una parte del Paese, ed in ogni caso ha autorizzato un piú ampio uso della coltivazione OGM, tanto da far arrivare appunto il Brasile ai vertici della produzione mondiale.

La soia occupa il primo posto assoluto fra le coltivazioni OGM in Brasile, seguita da mais (il 60% del totale é prodotto transgenico) e cotone.
Fonte: http://cib.org.br/em-dia-com-a-ciencia/uso-de-transgenicos-reduz-demanda-por-terra/

A partire dal 2014 poi è stata autorizzata anche la coltivazione OGM del fagiolo, il maggior simbolo dell'alimentazione del popolo brasiliano. E lo scorso 5 marzo avrebbe dovuto essere sottoposta a votazione la decisione di liberare la coltivazione di altre piante transgeniche, tra cui l'eucalipto, che secondo i detrattori comporterebbe seri problemi all'agricoltura. Per questo, la riunione è stata interrotta da una protesta, e la votazione è stata rimandata di circa un mese.

A detta dei sostenitori  del transgenico, l'impiego di questi prodotti comporterebbe una produzione migliore sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. E' un fatto, peró, che insieme alla diffusione degli OGM in Brasile è dilagato anche l'impiego dei pesticidi, tanto che, secondo il Ministero dell'Ambiente, il Brasile oggi ne è il maggior consumatore mondiale. Le coltivazioni di soia, mais e cotone, inoltre, guidano il consumo di pesticidi in Brasile (40% soia, 15% mais e 10% cotone). E si consideri fra l'altro che dei 50 pesticidi usati in Brasile, 22 sono proibiti nell'Unione Europea.

Ma ammesso che uno decida di non voler consumare prodotti OGM, come evitarlo? Voglio dire, c'è un modo per riconoscerli? Il governo brasiliano obbliga le imprese ad apporre una T nell'etichetta dei prodotti che contengono piú dell'1% di OGM. Ma quanti lo sanno? La semplice apposizione di una lettera non accompagnata da una spiegazione piú dettagliata o da una campagna di informazione adeguata rende la maggior parte delle persone ignara di cosa stia ingurgitando. E l'incapacitá di distinguere un prodotto transgenico da uno come mamma natura l'ha fatto mi sembra sia giá facilitata dal basso livello di istruzione del popolo brasiliano (vedi per esempio: http://www.gazetadopovo.com.br/vida-e-cidadania/brasil-nao-melhora-alfabetizacao-awzj39vtl0zd0v4umsha8sq4u).

A questo punto viene spontaneo chiedersi: e in Italia, cosa succede? Per ora, le multinazionali del transgenico non sembrano far breccia nel mercato alimentare di casa nostra:
http://www.repubblica.it/ambiente/2015/01/23/news/mais_ogm_decreto-105620566/
http://www.lastampa.it/2015/02/06/italia/cronache/coltivazioni-ogm-in-italia-resta-il-divieto-lHTIM2CvDTvqC6ka6GGN6I/pagina.html
Vediamo quanto durerà...

Personalmente mi preoccupa molto questo uso selvaggio degli OGM. Non é possibile al momento valutarne con certezza gli effetti. E non é possibile impedire che le coltivazioni OGM "contaminino" le altre (il polline, ad esempio, viene trasportato dal vento o dagli insetti: come impedirlo?). E mi chiedo: quando e se si scopriranno effetti negativi sulla salute dell'uomo, non sará giá troppo tardi?

In generale, mi viene da dire che si puó essere a favore o contro (magari anche neutri), ma sapere è un diritto di tutti, perché è condizione necessaria (anche se non sufficiente) per scegliere.

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