sabato 21 novembre 2015

Malala, musulmana e combattente

In questo blog non mi soffermo in genere su argomenti di attualità. Ma gli avvenimenti di questi giorni occupano in molta parte i miei pensieri, e mi sembra giusto allora rovesciarli qui. Visto che circolano tante notizie, punti di vista, etc, ho deciso di parlarne a modo mio, usando un simbolo positivo, tanto per cambiare, cioè Malala Yousafzai. Se c'è qualcuno a cui questo nome dice qualcosa, sicuramente è perché le è stato assegnato nel 2014 il Nobel per la pace, la più giovane di sempre ad aver ottenuto tale riconoscimento. Chi è Malala? Una ragazza pakistana che quando i talebani hanno preso possesso del territorio in cui viveva, lo Swat, proibendo fra l'altro alle bambine di frequentare le scuole, si è ribellata. Non ha chinato il capo. Non è rimasta in silenzio. Ha detto al mondo intero, tramite interviste e un blog pubblicato sul sito della BBC, che non intendeva rinunciare a studiare, e che non era giusto che lo facessero neanche le altre ragazze. Ha detto no. Ha ricevuto minacce, sapeva di rischiare grosso, ma ha continuato a dire no. E così le hanno sparato. Ad una ragazzina di 15 anni che voleva studiare. E l'hanno quasi uccisa. Quasi, per fortuna.
Dopo essere uscita viva da quell'assurdo attentato, lei non ha avuto paura di dire ancora no. Oggi Malala vive sotto scorta a Birmingham, in Inghilterra, e continua a studiare con eccellenti risultati. Ha creato un fondo a suo nome che ha come obiettivo quello di promuovere il diritto allo studio (https://www.malala.org/). Non parla di bambini pakistani, o musulmani o che so io, parla di bambini, Malala, e basta. Perché non c'è (o meglio, non dovrebbe esserci) differenza quando si tratta di diritti fondamentali.

Ecco, cosa c'entra con l'attualità? Malala ha due cose in comune con i terroristi che hanno seminato il terrore a Parigi: è musulmana ed è una combattente. Ma dietro queste etichette si nasconde esattamente l'opposto di quello che sono quei terroristi. Questa ragazza è la dimostrazione vivente che islam e oscurantismo non sono sinonimi. E combatte sì, ma con le parole, rischiando la vita per un ideale molto nobile. Malala ha capito che cedere alla paura è rinunciare a ciò che rende la vita migliore, più degna di essere vissuta.

Con questo post non voglio dire che non tutti i musulmani sono "cattivi". Questo lo do per scontato, anche se purtroppo non credo sia così per tutti.
Ho scritto in breve la storia di questa ragazza per dire che ognuno di noi, nel suo piccolo, può dire no. No alla paura, no alla violenza, no al razzismo. Da chiunque provenga, e chiunque ne sia vittima. Non tutti possiamo essere coraggiosi come Malala, certo, ma sarebbe bello se ognuno di noi cercasse di avvicinarsi più al modello rappresentato da questa piccola eroina che a quello dei terroristi che vogliono schiacciare tutto e tutti.

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