venerdì 27 febbraio 2015

Caos e morti sulle strade di Brasilia

Ieri mattina già uscendo dal condominio si vedeva che c'era molto traffico. Per fortuna io vado nella direzione opposta. Ma è evidente che dopo il carnevale sono "finalmente" tornati tutti a lavorare. La radio parlava di imbottigliamenti in vari punti della città, e si discuteva del problema del traffico e della speranza che le autorità facciano qualcosa a riguardo, visto che la situazione continua a degenerare e le previsioni non sono certo rosee. C'è addirittura chi paventa una vera e propria paralisi della città già nel 2020, cioè fra soli cinque anni.
Niente di nuovo sotto il sole, per una che viene da una città come Roma, dove spostarsi nelle ore di punta diventa un'odissea che ha molto poco di romantico. Ma Roma ha dei problemi strutturali obiettivi, è una città antica, senza nulla togliere all'incapacità dei nostri amministratori. Brasilia, invece, è una capitale giovane, progettata a tavolino, e pensata per spostarsi con la macchina. Che succede, quindi?
Prima di tutto, all'epoca in cui è stata costruita la nuova capitale, l'idea era che questa avrebbe dovuto accogliere 500 mila abitanti. Attualmente, invece, se ne contano già più di 2 milioni e mezzo, ed il ritmo di crescita demografica al di sopra della media nazionale non può che far pensare ad un'imminente esplosione, anche dal punto di vista della viabilità. E' evidente infatti che la crescita demografica comporta anche una maggiore quantità di macchine in circolazione, soprattutto se accompagnata dall'aumento del benessere (o meglio, della sensazione che si possa comprare tutto, tanto è a rate). 
Ma il vero dato drammatico, traffico a parte, è il numero di morti per incidenti stradali, che vede il Brasile ai primi posti a livello mondiale e che si aggiunge alla grande quantità di morti violente di altra natura. Solo a Brasilia si contano sulle strade centinaia di decessi ogni anno (in tutto il Brasile si parla di migliaia di vite perse, una vera strage). Perché tanti incidenti mortali? Azzardo alcune ipotesi. Intanto la guida in stato di ebbrezza non è rara: qui si alza molto il gomito, soprattutto durante fine settimana e feste varie (durante il carnevale si registra il weekend più etilico dell'anno). Mi viene da pensare che i nuovi "possessori di macchine" siano spesso neopatentati o comunque persone senza una grande esperienza al volante e che anche i veterani (dato il numero di vittime è proprio il caso di usare questo termine) non siano abituati ad affrontare tanto caos. L'asfalto delle strade poi si riempie di buche alla prima pioggia intensa (cioè tutte: le piogge, qui, sono tropicali), e il tentativo di evitarle o i rallentamenti che provocano favoriscono sicuramente gli incidenti. Ma anche i numerosi radar dislocati lungo le strade, a mio avviso, costituiscono un'ulteriore causa di incidente: le grandi arterie che attraversano la città favoriscono l'alta velocità (quindi in teoria è giusta la dissuasione), ma normalmente gli automobilisti frenano in modo molto brusco arrivati all'altezza dei radar (opportunamente segnalati) e basta una piccola distrazione per farli diventare un bersaglio di chi li segue. Altro dubbio: quanto controllo c'è sullo stato degli autoveicoli? Vedo circolare sulle strade macchine e camion che non danno l'idea di essere sicuri, né per sé né per gli altri. Spesso fra l'altro negli incidenti sono coinvolti i camion: mi chiedo quanto controllo ci sia sulla manutenzione di questi bestioni e sulle condizioni lavorative dei camionisti, che se sottoposti ad orari eccessivi possono mettere a rischio la propria vita e quella degli altri. 
Volendo essere molto cinici, gli incidenti rientrano poi sicuramente fra le cause dei numerosi rallentamenti o imbottigliamenti sulle strade. Ma anche la scarsità nell'offerta di mezzi pubblici dà il suo contributo (vedi anche il mio post http://evainbrasile.blogspot.com.br/2014/11/viaggiare-in-metropolitana-confronto.html).
Insomma, fra rischio paralisi della mobilità e incidenti fatali, il futuro di Brasilia sembra avere i giorni contati.

venerdì 20 febbraio 2015

La disuguaglianza oraria

A partire da domenica prossima, qui a Brasilia farà buio un'ora prima. Infatti domani (sabato) a mezzanotte entra in vigore l'orario invernale (quello estivo tornerà solo il prossimo 15 ottobre). Spostando le lancette un'ora indietro aumenterà anche la "distanza" con l'Italia: non più 3 ma 4 ore di fuso (che diventeranno 5 quando a fine marzo in Italia l'orologio salterà un'ora in avanti). 

Ma non tutti gli Stati brasiliani adottano l'orario estivo, per cui, ovviamente, non tutti lo abbandonano. Gli Stati in cui è applicato sono solo 10, quelli appartenenti alle regioni Sud, Sudest e Centro-ovest (Distrito Federal, Espírito Santo, Goiás, Minas Gerais, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Paraná, Rio de Janeiro, Rio Grande do Sul, Santa Catarina e São Paulo).

Negli Stati del Nord e del Nordest, invece, l'orario estivo non si applica, in parte perché godono di una maggiore luminosità durante tutto l'arco dell'anno a causa della vicinanza all'Equatore (il tramonto avviene naturalmente più tardi). Applicare l'orario estivo non farebbe dunque una così grande differenza. Scommetto che se si chiede un pò in giro però ci saranno sicuro delle battutine legate alla pigrizia tipica del Nordest, per cui si evitano la fatica anche di spostare le lancette dell'orologio.

Altra curiosità: in passato, la data del cambio dell'orario veniva decisa ogni anno con un apposito decreto presidenziale, ma a partire dal 2008 si è stabilito che l'orario estivo sarebbe iniziato la terza domenica di ottobre e sarebbe rimasto in vigore fino alla terza domenica di febbraio dell'anno successivo. All'epoca hanno però pensato bene di prevenire ogni "rischio" stabilendo che se la terza domenica di febbraio dovesse disgraziatamente coincidere con la domenica di carnevale, allora l'orario estivo dovrà essere prorogato per un'altra settimana! Beh, si sa, a carnevale ogni eccezione vale...

mercoledì 18 febbraio 2015

Gita ad Indaiá

Finalmente ho varcato il confine del Distretto Federale (in macchina, intendo), e sono entrata nel Goiás, lo Stato all'interno del quale è stato ricavato appunto il Distretto 55 anni fa. Gita di lunedì, visto che qui il giorno prima del martedì grasso si fa ponte, guai ad affaticarsi prima della baldoria di carnevale. Il tempo non era dei più promettenti, ma alla fine il rischio di ritrovarci sotto un temporale è stato scongiurato. Per km e km si vedevano solo campi campi e poi ancora campi (di cosa non siamo riusciti a capirlo). Abbiamo attraversato la ridente Planaltina, sbagliato strada un paio di volte e poi, dopo ben 2 ore di macchina, siamo arrivati alle sospirate cascate di Indaiá. A nostra discolpa, le indicazioni per arrivare sono praticamente inesistenti.

L'ingresso si paga R$15 (solo per gli adulti). C'è un comodo parcheggio e con un sentiero piuttosto breve si arriva alla prima cascata. Purtroppo con i due bimbi non siamo potuti andare oltre, infatti ho letto che addentrandosi per un altro sentiero (attenzione ai serpenti!) si incontrano diverse cascate di varia altezza, fino ad arrivare alla cascata di Itiquira, la più alta di tutte. Comunque, anche fermandosi alla prima cascata, si può fare un bel bagnetto rinfrescante (molto rinfrescante!) nelle diverse pozze che si formano prima che il fiume si getti nella cascata. A parte la completa mancanza di qualsiasi infrastruttura, per fermarsi a godere dell'amenità del luogo non c'è molto spazio, e se si arriva tardi come noi (ahimé) si male alloggia. 
In realtà credo che valga davvero la pena solo nel caso in cui si possa esplorare e addentrarsi nel sentiero che porta alle altre cascate. Ma sempre meglio che restare in città.
Buon bagnetto!!!



domenica 15 febbraio 2015

Il "fico" brasiliano

Quando si arriva in un paese diverso dal proprio, per quanto si possa aver studiato la lingua locale, c'è sempre un gergo (giria in portoghese) da apprendere sul campo.
Nella vita quotidiana è il linguaggio informale che la fa da padrone, e in particolare ogni popolo usa espressioni che per comunicare sono più utili di qualsiasi coniugazione.
Vivendo in Brasile, mi sono accorta che usano (e spesso, anche) almeno quattro parole per dire quello che in un italiano altrettanto informale si può tradurre con "fico" (il "cool" inglese):
  • legal (este carro è legal!)
  • massa (que massa esta casa)
  • bacana (esse professor è muito bacana)
  • maneiro (gostou? Maneiro!)
Attenzione però: se vedete un fico per la strada, il termine da usare è "gato" (gata, ovvio, se si tratta di una donna).

E a proposito di linguaggio informale, mi sono per caso imbattuta in questo sito che mi sembra utile per chi avesse bisogno di interpretare il portoghese della vita vissuta:
http://www.dicionarioinformal.com.br/

APROVEITEM!





martedì 10 febbraio 2015

Il carnevale e l'arte di fare pipì nel posto giusto

Il Brasile è famoso per il suo carnevale. In particolare, Rio de Janeiro è la città del carnevale per eccellenza, dove si svolge uno spettacolo che non ha eguali nel mondo.

Chi ha visitato la Cidade Maravilhosa ha senz'altro fatto tappa al Sambodromo, questo enorme stadio dove le diverse scuole di samba si sfidano in una sfilata che vede come protagonisti migliaia di avventori, maschere, musica e tanto folclore. Esistono sambodromi anche in altre città brasiliane. Ma Sambodromo a parte, dove i posti sono limitati e a pagamento, esiste un modo più democratico per festeggiare: in questo periodo brasiliani e turisti si danno appuntamento a milioni per le strade cittadine per ballare e divertirsi al seguito dei blocos (dei gruppi organizzati che in genere si mascherano con un tema unico e che sfilano in un determinato circuito). Si tratta del Carnaval da Rua (letteralmente carnevale di strada).

Carnaval da

Rua a Porto de Galinhas
Ma qui, per le strade delle città brasiliane dove viene celebrato il carnevale, c'è un altro show, evidentemente non pubblicizzato: la pipì per la strada. Per capire l'entità del problema, si consideri il fatto che milioni di persone invadono le città per partecipare al carnevale, che la partecipazione spesso consiste nell'ingollare quanto più alcol possibile, e che non ci sono abbastanza bagni pubblici per soddisfare tutte le esigenze fisiologiche. I trasgressori abituali, per ovvi motivi, sono uomini, ma non mancano signore che non riescono a contenersi. E spettacolo a parte, l'odore non deve essere dei migliori.

Per porre fine alla cattiva abitudine, gli stati maggiormente coinvolti nei festeggiamenti hanno approvato leggi che vietano di fare pipì in strada. Già nello scorso week end a Rio sono state applicate multe da 170 reais (poco più di 50 euro) a chi è stato colto in flagrante. A Salvador, la legge approvata a fine gennaio prevede multe molto più salate (da 68 fino a 1008 reais, più di 300 euro!) per chi fa pipì in strada. Le autorità locali avevano però dichiarato di voler sospendere la legge nelle tre principali arterie cittadine in cui si svolgerà il carnevale. Motivo? Timore (e non a torto) per l'incolumità dei 40 controllori, considerato anche che durante il carnevale si raggiungono livelli di ubriachezza molto fuori della norma. Subito dopo, però, la responsabile dell'impresa municipale che si occupa della pulizia nella capitale bahiana ha di nuovo ritrattato, affermando che applicherà la multa prevista garantendo l'incolumità dei controllori con la cooperazione della polizia militare. Ma certo non sarà il turno più ambito dai poveri multatori.

Leggi a parte, si tenta di combattere l'inciviltà degli urinatori selvaggi anche con campagne di sensibilizzazione di diverso tipo, dai manifesti affissi nelle pubbliche vie a personaggi femminili famosi che stanno prestando la propria immagine associata alla scritta "FoliaSim, XixiNao".
Qualche anno fa un certo Joao Roberto Kelly ha anche creato la "Marcha do xixi", visionabile al seguente indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=RaaZYU7Igc4

Ma ho trovato geniale l'idea di un gruppo di Rio (AfroReggae) che ha utilizzato per sfilare lo xixi eletrico, cioè un carro di carnevale (denominato normalmente trio eletrico) la cui dinamo era alimentata dall'urina, proprio per indurre la gente a non farla nel posto sbagliato e a non beccarsi multe...follie del carnevale!

giovedì 5 febbraio 2015

La crisi dell'acqua

Da alcuni mesi si fa un gran parlare della crisi idrica che sta attraversando lo Stato di San Paolo. Qui il problema ha bisogno di una soluzione urgente, urgentissima, considerato che in alcuni quartieri l'acqua viene razionata giá da tempo e che migliaia di persone sono costrette a rifornirsi di acqua a pagamento con le autobotti. Tant'è che Google ha registrato in quello Stato un forte aumento nella ricerca di parole come "autobotti" e "prezzo dell'acqua", ma anche di preghiere per far piovere. Sì, perché proprio in questa stagione, che è quella delle piogge, di acqua se ne è vista poca, aggravando notevolmente la siccità che già stava colpendo la regione sudest del Brasile.

Lo Stato di San Paolo, per chi non lo sapesse, è il più popoloso del Paese, con oltre 40 milioni di abitanti. Probabilmente il problema è esploso qui prima che altrove a causa della forte urbanizzazione, conseguenza del sovrappopolamento. La crescita smisurata di nuove costruzioni e infrastrutture ha contribuito senza dubbio a determinare un'ulteriore ostacolo al normale approvvigionamento idrico. Se ne puó dedurre che in tal senso ha avuto il suo peso anche l'assenza di un'azione attiva di contrasto alla speculazione edilizia.  
Ma l'allarme riguarda più in generale tutto il Brasile, dove diverse aree metropolitane rischiano il collasso idrico, tant'è che anche lo Stato di Rio de Janeiro e del Minas Gerais hanno in programma un piano di razionamento nel caso in cui la situazione continui a precipitare. 

Fra le cause di questa preoccupante crisi c'è senz'altro il cambiamento climatico, che ha provocato negli ultimi anni siccità, temperature sopra la media stagionale e mancanza di acqua piovana. 
Ma c'è chi punta il dito sulla politica, e non a torto, visto che la catastrofica situazione attuale è stata prevista da più di un decennio, ma questo non è servito a programmare degli interventi seri e risolutivi. L'Amministrazione locale è partita in ritardo per quanto riguarda l'ampliamento dei bacini di accumulo, mentre ha concentrato gli investimenti su interventi che servivano a far entrare prima i soldi in cassa. Gli investimenti strutturali di lungo periodo sono stati invece trascurati (non avendo un ritorno immediato). Uno dei progetti che la Sabesp (la compagnia che si occupa delle risorse idriche nello Stato di San Paolo) aveva in cantiere già dal 2004 è la trasposizione del fiume Paraíba do Sul al fine di alimentare uno dei bacini idrici che riforniscono la capitale paulista. Ma per qualche motivo il progetto è stato avviato solo ora, il che significa che dará dei risultati drammaticamente in ritardo.
Le misure prese per tamponare momentaneamente l'emergenza sono state la diminuzione della pressione idrica in determinati orari (ciò che ha causato la mancanza di acqua in molte abitazioni, soprattutto nelle periferie), e l'applicazione di multe per chi eccede nel consumo di acqua (mentre vengono premiati i consumatori virtuosi). Queste misure resteranno in vigore per tutto il 2015, in attesa di installare nelle abitazioni degli "economizzatori" per ridurre gli sprechi. 

La mancanza d'acqua avrà pesanti conseguenze sulla vita delle persone. In primo luogo sarà più difficile mantenere uno standard decente nelle condizioni igienico-sanitarie, il che porterà all'esplodere di un'altra emergenza, quella sanitaria. Senza contare che le strutture pubbliche (tipo ospedali o scuole) dovranno praticamente chiudere, mentre le strutture private per far fronte alla situazione si approvvigioneranno di acqua pagando e scaricando il prezzo sugli utenti. 
Molte attività produttive saranno poi paralizzate, con conseguenti licenziamenti (o chiusure di piccole imprese, si pensi alle lavanderie, solo per fare un esempio). Si profila una crisi nella produzione agricola, per cui i prodotti alimentari saliranno di prezzo.
Chi vive in Brasile, insomma, vedrà aumentare i prezzi di tutto, aumento che si aggiungerà alla normale inflazione, che qui fa già paura.
E, come si dice, last but not least, si consideri che la stragrande maggioranza dell'energia elettrica prodotta in Brasile deriva dalle centrali idroelettriche. Giá attualmente infatti si assiste a temporanei black out causati dalla mancanza di acqua. Cosa può succedere se continuerà a non piovere?

Sperando che le autorità si diano una svegliata per far fronte seriamente al disastro che si sta configurando, non ci resta che fare due cose: non sprecare l'acqua e tentare con la danza della pioggia.