Fonte: g1.globo.com |
Ma andiamo con ordine. C'era una volta, e nessuno lo sapeva, un piccolo rospo che viveva nella Serra Quiriri, al confine fra gli Stati brasiliani di Santa Catarina e Paranà. C'era, ma nessuno lo sapeva, finché, proprio in questo mese di agosto del 2015, un gruppo di ricercatori dell'Istituto Mater Natura ne ha divulgato l'esistenza su un periodico scientifico in lingua inglese. Questa nuova specie di rospo, grande appena 1 cm, è stata battezzata dagli studiosi Brachycephalus quiriniensis.
Appena nato, almeno nella consapevolezza di noi esseri umani, il prode rospetto si trova già in un mare, o meglio in una foresta, di guai. Perché nell'area montuosa in cui vive (fra 800 e 1200 m di altitudine) l'uomo, il cattivo, sta progressivamente sostituendo alla foresta nativa il pino. Ma che cavolo è questo albero? Si domanda lui, il protagonista della nostra storia, non avendolo mai visto prima. E, spaventato, si chiede ancora: perché dove c'è il pino non crescono più piante del sottobosco, e il terreno è così arido? Dov'è la mia acqua? Completamente in balia dei cattivi che idolatrano un dio a lui sconosciuto, il denaro, il rospetto non sa che la sua casa si sta trasformando in quello che gli ambientalisti chiamano "deserto verde". Con questa espressione, coniata proprio in Brasile alla fine degli anni Sessanta, sono state definite le monocolture non native (diffusissime quelle di eucalipto e di pino),che vengono piantate allo scopo di produrre materiale da commercializzare.
Il deserto verde si sta diffondendo in tutto il Brasile, dove si assiste ad una drammatica distruzione della foresta. Normalmente si parla tanto (e a ragione) della deforestazione dell'Amazzonia, ma in realtà lo stesso problema appartiene anche alle altre foreste del Paese (da ricordare che il Brasile, date le sue dimensioni, ospita molti ecosistemi diversi). Dopo la distruzione, i terreni vengono impiegati a fini agricoli, come pascoli e, appunto, per riforestare con piante utili all'industria (del legname, del carbone vegetale o della carta). Dietro quindi ad un apparente impiego virtuoso dei terreni deforestati, in realtà si nasconde un deserto, normalmente di pini e di eucalipti, cioè di monocolture che impoveriscono la biodiversità del territorio e provocano la desertificazione. Senza contare che normalmente queste monocolture vengono accompagnate da un massiccio impiego di agrotossici, che non fanno che peggiorare le condizioni sia per le altre specie vegetali e animali sia per l'agricoltura.
La nostra favola sembra quindi concludersi nel peggiore dei modi. Uno studio presentato dal Ministero dell'Ambiente brasiliano nel dicembre 2014 evidenzia che il numero di animali minacciati di estinzione nel Paese è aumentato del 75% fra il 2003 ed il 2014. Oltre alle specie considerate, fra l'altro, non rientrano nella stima molte minacciate che non sono state inserite nel suddetto studio in quanto non ancora conosciute e classificate dai ricercatori (fonte: http://www.ecodebate.com.br). E proprio in questa fattispecie rientra nella storia saltellando il nostro povero rospetto, che secondo i ricercatori sarebbe già a rischio di estinzione poiché molto sensibile alle mutazioni climatiche e alle alterazioni provocate dall'uomo e per vivere ha bisogno di un clima freddo e umido. Il finale, insomma, non è ancora stato scritto, ma questa non è una favola, e nella realtà, si sa, i cattivi (quasi sempre) vincono.
Per approfondimenti sul tema del deserto verde:
http://it.globalvoicesonline.org
http://www.escravonempensar.org.br
Appena nato, almeno nella consapevolezza di noi esseri umani, il prode rospetto si trova già in un mare, o meglio in una foresta, di guai. Perché nell'area montuosa in cui vive (fra 800 e 1200 m di altitudine) l'uomo, il cattivo, sta progressivamente sostituendo alla foresta nativa il pino. Ma che cavolo è questo albero? Si domanda lui, il protagonista della nostra storia, non avendolo mai visto prima. E, spaventato, si chiede ancora: perché dove c'è il pino non crescono più piante del sottobosco, e il terreno è così arido? Dov'è la mia acqua? Completamente in balia dei cattivi che idolatrano un dio a lui sconosciuto, il denaro, il rospetto non sa che la sua casa si sta trasformando in quello che gli ambientalisti chiamano "deserto verde". Con questa espressione, coniata proprio in Brasile alla fine degli anni Sessanta, sono state definite le monocolture non native (diffusissime quelle di eucalipto e di pino),che vengono piantate allo scopo di produrre materiale da commercializzare.
Fonte: ecodebate.com.br |
La nostra favola sembra quindi concludersi nel peggiore dei modi. Uno studio presentato dal Ministero dell'Ambiente brasiliano nel dicembre 2014 evidenzia che il numero di animali minacciati di estinzione nel Paese è aumentato del 75% fra il 2003 ed il 2014. Oltre alle specie considerate, fra l'altro, non rientrano nella stima molte minacciate che non sono state inserite nel suddetto studio in quanto non ancora conosciute e classificate dai ricercatori (fonte: http://www.ecodebate.com.br). E proprio in questa fattispecie rientra nella storia saltellando il nostro povero rospetto, che secondo i ricercatori sarebbe già a rischio di estinzione poiché molto sensibile alle mutazioni climatiche e alle alterazioni provocate dall'uomo e per vivere ha bisogno di un clima freddo e umido. Il finale, insomma, non è ancora stato scritto, ma questa non è una favola, e nella realtà, si sa, i cattivi (quasi sempre) vincono.
Per approfondimenti sul tema del deserto verde:
http://it.globalvoicesonline.org
http://www.escravonempensar.org.br