domenica 25 ottobre 2015

Quando la danza ridona speranza

Quando si pensa al Brasile e al ballo, non può che venire in mente la samba. Un'associazione ineliminabile. E la samba è senz'altro una delle espressioni più belle della cultura popolare brasiliana. Sedere delle sambiste a parte, vedere qualcuno che lo balla è davvero un'esperienza esaltante.
Ma volendo guardare oltre lo stereotipo (che almeno stavolta corrisponde al vero), si incontra un altro tipo di ballerini brasiliani: quelli di danza classica.
La danza è sbarcata in Brasile all'inizio del XX secolo, con l'arrivo di insegnanti e ballerini, soprattutto russi, che hanno formato le prime generazioni di artisti. La prima compagnia professionale di danza del Paese è stata il corpo di ballo del Teatro Municipale di Rio de Janeiro, oltre alla quale esistono varie compagnie in altri stati brasiliani (Teatro Guaíra, a Curitiba, la Fundação Palácio das Artes, a Belo Horizonte, il Teatro Castro Alves, a Bahia, e il Ballet della città di São Paulo).
Thiago Soares, Royal Ballet
In realtà esistono attualmente in Brasile molte scuole di danza classica, ma questo tipo di attività avrebbe bisogno di un maggiore appoggio sia economico che culturale per decollare (resta pur sempre seguita da un pubblico di nicchia). Molte scuole infatti non riescono a sopravvivere a lungo, a meno che non si riciclino in scuole di danza contemporanea, abbandonando l'impostazione classica. La conseguenza è che molti professionisti o aspiranti tali devono emigrare per riuscire a fare carriera, come è successo a Thiago Soares, nato a Niteroi, Rio de Janeiro, ma, come dice lui in un'intervista, made in London, perché è nella capitale inglese che è approdato a soli 16 anni per imparare tutto quello che sa sulla danza. E questo trentaquattrenne brasiliano è niente popò di meno che il primo ballerino al Royal Ballet di Londra da ben 15 anni.
Da qualche tempo, comunque, sembra ci sia in Brasile qualche opportunità in più per i giovani che vogliano accostarsi alla danza classica.
Il passo più significativo è stato compiuto a Joinville, una cittadina nel nord dello Stato di Santa Catarina, dove dal 2000 è stata inaugurata l'unica scuola di ballo Bolshoi al di fuori della Russia.  La scuola catarinense rientra in un progetto volto all'inclusione sociale di bambini e adolescenti. La città è stata scelta in quanto già vi si svolgeva un importante Festival di danza che all'epoca ha impressionato i russi del Bolshoi di Mosca.

Ma un altro progetto importantissimo che coinvolge anche la danza classica è quello denominato "Novos Sonhos", promosso dai missionari della Chiesa Battista. Il Progetto mira ad allontanare da droga, alcol, violenza e prostituzione, bambini e adolescenti che vivono nella famigerata favela di Cracolandia dando loro la possibilità di frequentare lezioni di musica, jiu jitsu, calcio e, appunto, danza classica. Cracolandia è una zona nel centro di São Paulo, famosa per il traffico di droga e la prostituzione (ma esiste una Cracolandia anche a Rio de Janeiro). Il Brasile è uno dei maggiori consumatori di crack al mondo, un altro triste record di questo Paese troppo spesso lontano dai sogni. Nel caso delle bambine partecipanti al progetto Novos Sonhos, l'obiettivo è anche quello di evitare le gravidanze precoci, vera e propria piaga sociale, dando loro un obiettivo più a misura di infanzia.

Qui trovate il video sul progetto:
http://www.internazionale.it



domenica 18 ottobre 2015

Brasilia, una capitale da sogno

Il 21 aprile 1960 veniva inaugurata la nuova capitale del Brasile, una città costruita dal nulla lì dove non c'era che deserto.
Il "marco zero", disegnato da Lucio Costa per iniziare a costruire Brasilia
Il progetto di spostare la capitale del Brasile da Rio de Janeiro all'altipiano interno del Paese risaliva già agli inizi del 1800 ed era stato messo nero su bianco nella prima costituzione repubblicana del 1891 (ripreso poi anche nella costituzione del 1946). Un progetto quindi a lungo rimandato, fino a quando il Presidente Kubitschek ha deciso che Brasilia sarebbe stata il simbolo della volontà del nuovo governo di promuovere la modernizzazione del Paese per tirarlo fuori dal ritardo in cui versava. E Brasilia, con la sua architettura futuristica e la sua struttura completamente nuova, incarnava questo simbolo alla perfezione.
Il Parlamento, progettato da Oscar Niemeyer
L'ambizioso progetto è costato molto (secondo alcuni troppo) denaro, servito sia a trasportare tutti i materiali con un ponte aereo sia a pagare un'enorme quantità di lavoratori arrivati da ogni parte del Brasile.
Il Presidente Juscelino Kubitschek, coadiuvato da una manciata di geni (Lucio Costa, Oscar Niemeyer, Roberto Burle Marx, e Athos Bulcao, fra gli altri), in quasi 4 anni ha dato vita a quello di cui si era tanto parlato per un secolo e mezzo. Coloro che hanno ideato la capitale sono stati "ospitati" nella spartana residenza temporanea del Presidente, il Catetinho, dove tutti (compreso lo stesso Kubitschek) condividevano, oltre al progetto, cibo e sistemazione. Attualmente il Catetinho è stato trasformato in un museo, dove è possibile curiosare nelle stanze e ammirare gli oggetti e le foto della costruzione.
Il Catetinho, residenza provvisoria del Pres. della Repubblica 
Ma Brasilia, oltre che un progetto, è stata anche un sogno, anzi due.
Il primo è stato quello di Don Bosco, che nel 1883 profetizzava la costruzione di una città, in Sudamerica, dove sarebbe scorso latte e miele, vicino a un grande lago. Ed è più o meno alle stesse latitudini indicate da Don Bosco che è sorta Brasilia, su un lago artificiale, il Paranoà, creato allo scopo di garantirne l'umidità. Per questo motivo Don Bosco è patrono principale di Brasilia insieme a Nossa Senhora Aparecida. e a lui sono dedicati un intero quartiere, una delle vie principali della città, e un santuario realizzato da Carlos Alberto Neves, allievo di Niemeyer.
Santuario Don Bosco
Il secondo sogno è stato proprio quello di Juscelino Kubitschek, il presidente che ha voluto e realizzato il progetto di Brasilia. La squadra che ha tirato su la nuova capitale condivideva infatti il sogno di creare un modello di città utopico dove si mirava ad eliminare le classi sociali (per questo motivo lo scrittore francese André Malraux l'aveva denominata anche "capitale della speranza"). Chiaro che tale obiettivo non si è realizzato, ma durante la costruzione della città fu una realtà, almeno all'interno del Catetinho, come dicevo sopra.
Il sogno si è concretizzato in una città a forma di aereo, "atterrato" a 1100 metri di altitudine, la cui testa poggia su una sponda del Lago Paranoà.
La realtà è come sempre tutt'altra cosa rispetto ai sogni. Ammetto che eleggere Brasilia per viverci mi sembra una scelta impossibile da condividere. Ma pensare allo spirito che ha animato i suoi fondatori mi impressiona. Ed è sicuramente interessante vedere come alcuni di quegli edifici rappresentino ancora un simbolo di progresso nonostante siano stati costruiti ormai più di 50 anni fa.