mercoledì 25 marzo 2015

Mamma, che nomi

Foto scattata sul lungomare di Joao Pessoa
I brasiliani sono famosi, fra le altre cose, per i loro nomi lunghissimi. In genere al nuovo nato vengono dati due nomi e due cognomi (quello della madre prima, e quello del padre poi), ma non è necessariamente così, e a volte si conoscono persone con tre cognomi, altre con uno solo. Si possono usare anche i cognomi dei nonni e anche l'unione di vari cognomi.
Capita che i genitori decidano di dare al proprio figlio un nome composto dalla fusione dei loro due (all'anima dell'auto-celebrazione), ma anche che al bambino venga dato un nome che è parte di quello di uno dei due genitori. E così non deve stupire se un Ubaldo e una Maria daranno vita ad un Ubaria e se un Edvaldo ha un figlio che si chiama Valdo.  E' anche comunissimo usare per il figlio lo stesso nome del padre con l'aggiunta di "filho" (o addirittura di "neto" quando si decide che vale talmente la pena da tramandarlo anche alla terza generazione).

Una gran quantità di donne brasiliane ha un nome composto da Maria, seguito dai più svariati de Fatima, das Graças, de Nossa Senhora Aparecida, de Jesus, do Rosario, da Paz, das Dores etc. etc.

Moltissimi usano anche il nome Giovanni, nelle sue brasilianizzazioni più varie: Dyowanni, Giovani, Geovani, Giowani, Djovani, Jovane etc. etc., credo di averlo visto scritto davvero in tutti i modi possibili. Ma molto apprezzato è anche l'omonimo inglese Johnny, che diventa Dyonni, Jon, Joni, e chi più ne ha più ne metta.

Ma la fantasia dei brasiliani per i nomi sembra proprio scatenata, anche se esiste una legge sui registri pubblici (la n. 6015 del 1973) che all'art. 55 stabilisce: "gli ufficiali del registro civile non registreranno nomi suscettibili di esporre al ridicolo i propri portatori". Evidentemente gli ufficiali di stato civile qui hanno un senso del ridicolo un pò relativo.

Ci sono quelli che decidono di dare ai propri figli il nome di un personaggio famoso, e così esistono persone che si chiamano Mac Gyver, James Joyce, Joao Lenao, Istiveonder, Maicon Daglas, Christopher Reeve, Bem Hur. Ci sono dei personaggi famosi che evidentemente hanno fatto breccia nel cuore di molti, perché il loro nome è stato usato in numerose varianti, e così Lady Diana si trasforma nel locale Ledi Daiana, Lady Dayana, e altri, Grace Kelly in Greice Chelly, Michael Jackson in Maicol Jackson, Maycom Géquiçom e altri. Ma non manca neanche un omaggio al nostrano Gianni Morandi, che qui hanno brasilianizzato in Diane Morane...

Esistono anche delle persone che forse avevano come sogno nella vita quello di parlare inglese, e allora hanno inventato Madeinusa (lo giuro, esiste!), Mayself (questi dovevano ancora perfezionare la lingua), Valdisnei (anche nella variante Uoldisnei).

E infine trovo geniali anche quei genitori che hanno deciso di creare un legame fra i propri figli che vada al di là del semplice sangue:
7 fratelli per esempio hanno avuto dei nomi tutti con la lettera J... Joamilton, Joacirton, Joairton, Jonilton, Josué, Joicer, Jaquiline; poi ci sono tre sorelle i cui genitori amavano troppo il nome Maria, ma le dovevano in qualche modo distinguere fra loro, e quindi ci sono Maria Salete, Maria Isolete e Maria Vandete; i genitori di due gemelli hanno pensato bene di chiamarli Kung fu José e Kung fu Joao; e dei fratelli a cui è toccato in sorte un nome legato alla passione per la musica classica di mamma e papà: Paganini, Beethoven, Mozart e Vivaldi; infine, esistono delle sorelle che si chiamano Xerox, Fotocopia e Autenticada.

Riporto solo qualche ulteriore esempio di nomi bizzarri realmente registrati nelle anagrafi brasiliane: 
  • Américo Vespucio de Souza;
  • Asteroide Roussenq 
  • Benito Mussolini Casagrande ( esiste anche Benito Mussolini Ienaco e Mussolini Campelo);
  • Colica de Jesus;
  • Pulicena Pulcheria Pereira
  • Orildes Astrogildo De Souza
  • Rildo Pinto de Jesus (per chi non lo sapesse, "pinto" in portoghese significa pene).
Se qualcuno vuole farsi due risate, consiglio di dare un'occhiata ad una ricerca svolta da uno studioso pernambucano di folclore, Mario Souto Maior, cercando i nomi nei registri di stato civile, liste telefoniche, liste di vincitori di concorsi pubblici, esami di ammissione all'università, etc...qui troverete una lista molto lunga dei nomi che le menti brasiliane sono stati capaci di inventare:

Buona lettura!




venerdì 20 marzo 2015

Fra sanità pubblica e privata, meglio non ammalarsi...

Chiaro che potendo scegliere chiunque farebbe volentieri a meno di ricorrere a medici e ospedali. Ma in caso di necessità, qui in Brasile c'è poco da stare allegri. La sanità pubblica è piuttosto carente, per cui chi la frequenta lo fa solo per mancanza di alternative (leggi  soldi). In realtà io ho avuto l'occasione di sperimentarla di persona molto poco, visto che le lamentele che si sentono in giro non mi hanno certo invogliato a fare da cavia, e tanto meno a farla fare ai miei figli. Si parla di file spaventose, una cronica mancanza di medici, di strutture fatiscenti, di mancanza di medicinali, etc. A qualcuno verrà in mente senz'altro la malasanità di casa nostra, e per carità, l'impressione è che il nostro Paese stia precipitando anche in questo senso verso traguardi negativi. Ma la situazione in Italia continua ad essere migliore che in Brasile. Se si considerano i posti letto negli ospedali, ad esempio, l'Italia è appena scesa (grazie ai recenti tagli) a 3 per mille, cioè al limite minimo raccomandato dall'OMS, mentre il Brasile si attesta ancora sui 2,3 per mille. Il Brasile ha una cronica carenza di medici (2 per mille abitanti), e come per molti altri aspetti anche in questo ambito vige una disuguaglianza molto forte fra le varie regioni (ad essere penalizzati, come al solito, sono il Nord e il Nordest). Ma statistiche a parte, non me ne vogliano i brasiliani, in generale la bassa qualità nei servizi che ho visto qui, anche nel settore privato, in Italia ancora è difficile da raggiungere (e speriamo che duri). Insomma, avendo la necessità di ricorrere a cure mediche più o meno urgenti, direi che la strada del pubblico non è percorribile, almeno finché uno se lo può permettere. 
L'alternativa che qui la classe medio-alta usa tantissimo è quella di stipulare un plano de saúde (assicurazione privata). Ma è un'alternativa che non mi convince per niente. Intanto il primo problema del plano de saúde è il costo (attenzione, perché quelli economici pare siano una fregatura, peggio degli altri). Il preventivo richiesto per una famiglia di quattro persone come la nostra (due adulti e due bambini) è allo stato attuale di circa $R 2000 al mese (non ho sbagliato a scrivere gli zeri, si tratta proprio di duemila reais!!). Una spesa, quindi, di $R 24000 all'anno. E la cifra in questione ovviamente è soggetta, come molte altre cose in Brasile, al reajuste annual, cioè ogni anno aumenterà automaticamente di una percentuale legata all'indice di inflazione indicato dal governo (e l'inflazione qui è decisamente alta). Se si trattasse di un servizio efficiente ed onesto, forse, converrebbe comunque stipulare questo benedetto plano de saúde. Ma da quello che sento dire in giro, avere un'assicurazione non ti fa avere il bum bum parato.

Prima di tutto, in genere il plano de saúde prevede la cosiddetta carência, ovvero un periodo a partire dalla firma del contratto in cui l'assicurazione non ti copre (la legge prevede fino ad un massimo di 6 mesi). Quindi diciamo che i primi 12000 li spendi senza nemmeno avere diritto a quanto ti spetta da contratto. Secondo, molti medici non accettano alcun plano de saúde (soprattutto, dicono, i più bravi), per cui se hai bisogno di un dottore ti devi accontentare di quelli che accettano il tuo. Non solo: alcuni medici accettano i pazienti con un plano, ma solo in determinati giorni e/o orari. Il risultato è che la maggiore lamentela di chi ha stipulato un plano de saúde è l'attesa nell'ottenere un appuntamento (tanto che a volte pare sia più veloce ottenerne in una struttura pubblica). In più, non tutti i servizi che possono servire in caso di problemi di salute sono coperti dall'assicurazione, per cui può succedere che oltre a pagare profumatamente la tua polizza, tu debba integrare con altri soldi per gli "extra". Infine, in caso di una vera emergenza, rischi di ritrovarti a dover aspettare il consenso dell'assicurazione che viene contattata dall'ospedale per sapere se pagheranno i costi di un trattamento piuttosto che di un esame.
Insomma, mi sembra che a parte non ammalarsi, l'unica soluzione per sopravvivere (quasi con certezza) alla sanità brasiliana sia pagare in contanti al momento del bisogno (augurandosi, appunto, di non averne).

...continua...

sabato 14 marzo 2015

Angeli del sole, un film sullo sfruttamento sessuale dei bambini

Avevo letto dell'esistenza di questo film, ma ne rimandavo la visione perché non avevo il coraggio di guardarlo. Anjos do sol (Angeli del sole) racconta la storia di Maria, una bambina di 12 anni nata e cresciuta nel profondo nordest del Brasile, che viene venduta dalla propria famiglia per finire nel mercato della prostituzione. Poco importa che sia ancora una bambina. Basta un pò di trucco, qualche straccetto succinto da mettere addosso, e soprattutto la totale mancanza di scrupoli dei suoi aguzzini. La povertà non dà scelta. Maria non può scegliere. I suoi genitori, forse, potrebbero ancora farlo per lei, ma l'abbrutimento derivante dalla fame e dall'ignoranza sono impietosi.

Sembrerebbe un film, Angeli del sole, che racconta una realtà di almeno duecento anni fa, mentre (uscito nel 2006) è ambientato agli inizi di questo secolo avanzatissimo. Ebbene, la pellicola di Rudi Lagemann mostra come nelle zone più povere di questo immenso e vario Paese la realtà sia quella del mantenimento di una vera e propria schiavitù. Si tratta di un mondo diviso in padroni, a cui tutto è permesso, e schiavi, che tutto possono subire. L'enorme differenza di possibilità economiche, che si portano dietro tutte le altre possibilità, è schiacciante, definitiva, segna un confine netto ed invalicabile fra esseri umani e non.

In Anjos do sol ci sono quattro categorie di persone:
  1. le vittime. Povere, senza strumenti per pensare ad un futuro migliore. Nel film spesso si sottolinea come sia importante che le vittime non sappiano neanche leggere e scrivere. Se potessero toglierebbero loro anche la capacità di pensare. E in qualche modo lo fanno. Ci sono ragazzine che addirittura si convincono di essere fortunate ad appartenere ad uno sfruttatore, magari perché concede loro un vestito o la possibilitá di guardare la TV;
  2. gli sfruttatori. Sono così amorali da lasciare allibiti. Loro vivono usando gli altri esseri umani, di cui diventano letteralmente padroni: possono deciderne la vita e la morte, tanto nessuno se ne cura. Sembrano sentirsi al di sopra della legge dello Stato e di quella morale;
  3. i clienti delle baby prostitute. Nel film non vengono neanche presi in considerazione: non si inquadrano quasi mai le facce, non parlano, né sembrano pensare, tanto meno porsi problemi di coscienza. E così, mi sembra, in qualche modo il regista priva questi mostri dell'anima, perché non può averne chi si permette di usare delle bambine per soddisfare le proprie squallide pulsioni. Chiaro che se non ci fossero loro non ci sarebbe commercio sessuale di bambini. E invece ci sono, drammaticamente tanti, evidentemente senza scrupoli. Ci sono qui, e arrivano da fuori, alimentando il famoso turismo sessuale;
  4. tutti gli altri, quelli che sanno e lasciano fare. Nel film colpisce l'omertà che circonda questa tragedia. Nessuno si comporta come se percepisse anormale la situazione, tutto sembra rientrare in un ordine precostituito a cui non si dà importanza. Anzi, spesso i personaggi non coinvolti direttamente come sfruttatori o come vittime diventano complici degli aguzzini. E come potrebbe altrimenti perpetrarsi un simile sfruttamento, un tale noncurante sistema in cui la schiavitù sembra ancora in vigore?

Anjos do sol è un film crudo, molto realistico. Bello. Dopo averlo visto sono stata di cattivo umore, chiaro che non si può restare indifferenti. E continuo a pensarci, dopo giorni. Certe cose esistono anche se non si vorrebbe guardarle. E costringersi a guardarle può essere un modo per estirpare questa vergogna.

Il Brasile è uno dei paesi in cui lo sfruttamento sessuale dei minori è maggiore. Si sa. Chiaro che per combattere questo commercio di vite umane, di dignitá calpestate, è necessario agire su vari fronti. L'ignoranza, per esempio, è senz'altro una delle cose che va combattuta duramente, insieme alla povertá. Ma chiunque venga in qualche modo a conoscenza di un caso di abuso, puó dare il proprio contributo denunciando. Esiste un servizio che risponde alle denunce da tutto il Paese: basta solo telefonare al numero 100, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22, e segnalare l'abuso di cui si é stato testimone. Il servizio garantisce l'anonimato. Allo stesso scopo è possibile anche inviare un e-mail all'indirizzo disquedenuncia@sdh.gov.br.


Per chi intanto volesse vedere un bel film di denuncia, ecco il link a cui trovarlo con i sottotitoli in italiano:
Anjos do sol

Buona visione!

mercoledì 11 marzo 2015

OGM: c'é ma non si vede

L'influenza degli Stati Uniti sul Brasile si fa sentire in vari campi, da quello scolastico (con risultati che personalmente definirei discutibili) a tanti altri. Lo dimostrano varie classifiche in cui il Brasile segue a ruota gli Stati Uniti, e ne è un esempio lampante quella delle coltivazioni OGM: anche qui il Brasile ha deciso di adeguarsi al modello nordamericano, attestandosi al secondo posto a livello mondiale. 
Fonte: http://cib.org.br/em-dia-com-a-ciencia/uso-de-transgenicos-reduz-demanda-por-terra/
Il dato è impressionante se si considera che la legalizzazione dell'OGM è avvenuta in Brasile in tempi relativamente recenti, ma bisogna dire che in realtá la soia prodotta dalla Monsanto (per chi non lo sapesse, multinazionale statunitense leader nella produzione di prodotti OGM) pare fosse stata introdotta nelle campagne del Rio Grande do Sul ben prima del riconoscimento giuridico. Il Presidente Lula avrebbe quindi dato veste legale ad una situazione che di fatto si era creata in una parte del Paese, ed in ogni caso ha autorizzato un piú ampio uso della coltivazione OGM, tanto da far arrivare appunto il Brasile ai vertici della produzione mondiale.

La soia occupa il primo posto assoluto fra le coltivazioni OGM in Brasile, seguita da mais (il 60% del totale é prodotto transgenico) e cotone.
Fonte: http://cib.org.br/em-dia-com-a-ciencia/uso-de-transgenicos-reduz-demanda-por-terra/

A partire dal 2014 poi è stata autorizzata anche la coltivazione OGM del fagiolo, il maggior simbolo dell'alimentazione del popolo brasiliano. E lo scorso 5 marzo avrebbe dovuto essere sottoposta a votazione la decisione di liberare la coltivazione di altre piante transgeniche, tra cui l'eucalipto, che secondo i detrattori comporterebbe seri problemi all'agricoltura. Per questo, la riunione è stata interrotta da una protesta, e la votazione è stata rimandata di circa un mese.

A detta dei sostenitori  del transgenico, l'impiego di questi prodotti comporterebbe una produzione migliore sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. E' un fatto, peró, che insieme alla diffusione degli OGM in Brasile è dilagato anche l'impiego dei pesticidi, tanto che, secondo il Ministero dell'Ambiente, il Brasile oggi ne è il maggior consumatore mondiale. Le coltivazioni di soia, mais e cotone, inoltre, guidano il consumo di pesticidi in Brasile (40% soia, 15% mais e 10% cotone). E si consideri fra l'altro che dei 50 pesticidi usati in Brasile, 22 sono proibiti nell'Unione Europea.

Ma ammesso che uno decida di non voler consumare prodotti OGM, come evitarlo? Voglio dire, c'è un modo per riconoscerli? Il governo brasiliano obbliga le imprese ad apporre una T nell'etichetta dei prodotti che contengono piú dell'1% di OGM. Ma quanti lo sanno? La semplice apposizione di una lettera non accompagnata da una spiegazione piú dettagliata o da una campagna di informazione adeguata rende la maggior parte delle persone ignara di cosa stia ingurgitando. E l'incapacitá di distinguere un prodotto transgenico da uno come mamma natura l'ha fatto mi sembra sia giá facilitata dal basso livello di istruzione del popolo brasiliano (vedi per esempio: http://www.gazetadopovo.com.br/vida-e-cidadania/brasil-nao-melhora-alfabetizacao-awzj39vtl0zd0v4umsha8sq4u).

A questo punto viene spontaneo chiedersi: e in Italia, cosa succede? Per ora, le multinazionali del transgenico non sembrano far breccia nel mercato alimentare di casa nostra:
http://www.repubblica.it/ambiente/2015/01/23/news/mais_ogm_decreto-105620566/
http://www.lastampa.it/2015/02/06/italia/cronache/coltivazioni-ogm-in-italia-resta-il-divieto-lHTIM2CvDTvqC6ka6GGN6I/pagina.html
Vediamo quanto durerà...

Personalmente mi preoccupa molto questo uso selvaggio degli OGM. Non é possibile al momento valutarne con certezza gli effetti. E non é possibile impedire che le coltivazioni OGM "contaminino" le altre (il polline, ad esempio, viene trasportato dal vento o dagli insetti: come impedirlo?). E mi chiedo: quando e se si scopriranno effetti negativi sulla salute dell'uomo, non sará giá troppo tardi?

In generale, mi viene da dire che si puó essere a favore o contro (magari anche neutri), ma sapere è un diritto di tutti, perché è condizione necessaria (anche se non sufficiente) per scegliere.