mercoledì 1 aprile 2015

Le chiese gay-friendly

Il Brasile è caratterizzato da una fortissima religiosità: ecco un altro aspetto che forse non rientra nell'immaginario collettivo. Vivendo qui, invece, ci si rende conto di quanto i brasiliani (sempre con le dovute eccezioni) si sentano legati alla sfera religiosa. Si intuisce già dal linguaggio, come anche dalle scritte che si leggono su tantissime automobili e camion, e su cartelli per strada, tipo "Deus è fiel", "Jesus te ama", e simili. Per esempio mi è capitato di sentire i muratori che lavoravano dietro casa mia che ascoltavano alla radio una messa, e poi la televisione e la radio sono piene di programmi religiosi. 

Secondo l'ultimo censimento della popolazione (2010), il Brasile conta ancora il maggior numero di cattolici nel mondo (123 milioni), ma la percentuale continua a decrescere a favore di altre credenze. Soprattutto, si fanno strada le chiese evangeliche, che guadagnano sempre più adepti.
Ma il bisogno di spiritualità, o forse meglio, la necessità di appartenere ad un gruppo propria dei brasiliani, si manifesta anche nella nascita delle chiese inclusive, cioè di quelle aggregazioni religiose che sono aperte al popolo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali), seguendo l'esempio degli Stati Uniti, dove le chiese inclusive esistono già da alcuni decenni. 
Queste chiese attirano quegli omosessuali che si sentono colpevolizzati e ripudiati dalle chiese tradizionali, nell'ambito delle quali le persone LGBT o decidono di non manifestare la propria identità sessuale o sono costrette loro malgrado a non frequentare un'entità religiosa. Il popolo gay forma invece una comunità religiosa a sé stante nelle chiese inclusive, che seguono nella maggior parte un credo evangelico, con l'unica differenza di non discriminare i propri adepti per la sfera sessuale.

Rispetto al tema dell'omosessualità, in generale, il Brasile è decisamente più progressista dell'Italia: prima di tutto è stata riconosciuta giuridicamente l'unione omo-affettiva come entità familiare. Ciò significa che gli omosessuali possono sposarsi (da maggio 2013) ed anche adottare bambini (anche se ancora le adozioni da parte di coppie omosessuali è rara). Dall'ultimo censimento risulta fra l'altro che esistono nel Paese 60000 coppie omosessuali che dichiarano una convivenza stabile. Non solo. Il Brasile riconosce tanta importanza al diritto di cambiare sesso per le persone che non si riconoscono in quello che gli appartiene, che dal 2008 queste possono ottenere gratuitamente l'operazione per il cambio di sesso, anche se la lista d'attesa è piuttosto lunga (cosa su cui il governo si propone di intervenire http://www.brasil.gov.br). Quindi un Paese avanzatissimo in tema di riconoscimento di diritti per il popolo LGBT. 
Ma c'è il risvolto della medaglia: come sempre pieno di contraddizioni, pare che il Brasile sia il Paese dove si commette il maggior numero di omicidi ai danni della suddetta categoria (312 homossexuais brasileiros assassinados em 2013). Quindi evidentemente una parte della popolazione sicuramente non trova così pacifico accettare questa diversità. E fra quelli che non la accettano, si ergono i difensori dei valori religiosi tradizionali. 

Le chiese inclusive rispondono quindi ad un bisogno spirituale di chi vuole vivere la propria sessualità senza essere giudicato. Le prime si sono timidamente affacciate sulla scena brasiliana solo da poco più di un decennio, raccogliendo all'inizio pochissime adesioni. Col passare del tempo, invece, non solo quelle esistenti stanno accogliendo un sempre maggior numero di adepti, ma ne nascono di nuove, evidentemente rispondendo ad un'esigenza molto sentita. La più "antica" è la Chiesa Cristiana Acalanto, seguita dalla Chiesa Cristiana Contemporanea, a cui si sono aggiunte via via la Comunità Athos, la Cidade de Refugio, Apascentar, etc. Se ne contano in tutto una decina.
Ma anche all'interno delle chiese gay-friendly, ecco aprirsi un nuovo limite, come nel caso del clamore suscitato dal pastore che ha deciso di celebrare il culto vestito da drag queen...ecco l'intervista: