martedì 9 dicembre 2014

Brasile: record di cesarei

A proposito di aspetti poco noti del Brasile, è questo il paese che vanta il record mondiale di parti cesarei. Il 52% dei bambini brasiliani nasce infatti con un parto cesareo, ma si arriva all’83% se si considera il solo settore privato (è appena il caso di ricordare che sono per lo più i poveri a ricorrere alla sanità pubblica).
Per esperienza personale ho prestato attenzione a questo particolare aspetto della società, e mi ha colpito da sempre il fatto che parlando con le donne brasiliane sembra che preferiscano programmare un cesareo piuttosto che affrontare un parto naturale. Qui il cesareo si usa in maniera pressoché sistematica per evitare di soffrire. Si  prenota una stanza, un dottore, si stabilisce una parcella, e via, pronti a festeggiare il lieto evento.

Ma perché andare sotto i ferri anche quando non è necessario?
Pare che i medici brasiliani, lungi dall'informare le proprie pazienti sui rischi legati al cesareo, lo consiglino. I motivi sono diversi: come si può immaginare, c'è innazitutto un motivo economico.
Il medico che assiste al parto ha diritto a percepire la propria parcella solo nel caso in cui sia presente nella sala al momento del parto. E considerato che un professionista riceve la stessa remunerazione per il parto naturale e per il cesareo, ma che per assistere al secondo si "perdono" circa 3 ore, mentre un travaglio, si sa, può durare anche molto di più, si fa presto a fare i conti. Non solo: il medico che assiste un parto programmato non ha problemi con gli altri suoi impegni, professionali e non.  
Inoltre i ginecologi, con un cesareo programmato, rischiano meno dal punto di vista delle possibili conseguenze giudiziarie in caso di complicazioni. 
Se a ciò si aggiunge la mancanza di garanzia riguardo alla disponibilità di anestesisti in qualsiasi momento e per qualsiasi quantità di partorienti, chiaro che questo disincentiva sia i medici sia le future mamme (non è difficile convincere una donna che non soffrire è meglio che soffrire).

Ma non è tutto: pare anche che in Brasile il cesareo sia "offerto in un unico pacchetto" insieme alla sterilizzazione. A me sembrava fantascienza, ma ho conosciuto direttamente o indirettamente diverse brasiliane che hanno chiesto di essere sterilizzate al momento del parto, molte anche in giovane età (dato che tante donne sono già diventate mamme molte volte prima dei 30 anni). 

Ma a dimostrazione del fatto che il Brasile è un paese dalle mille contraddizioni, qui esiste anche un movimento per l'umanizzazione del parto, un parto, cioè, il più naturale possibile, senza alcun intervento medico (a meno che non sia necessario). Una delle principali voci di questo movimento è  Ana Cristina Duarte, una ostetrica che si batte per il parto umanizzato e perché le partorienti non subiscano alcun tipo di violenza. 
Nel 2013 è anche uscito nelle sale cinematografiche brasiliane un film documentario dedicato a questo argomento, intitolato "O renascimento do parto", disponibile su Internet per chi volesse approfondire e conoscesse il portoghese.

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